L'Italia (ascolta[?·info]), ufficialmente Repubblica italiana,[1] è uno Stato (301.338 km², 60.275.846 abitanti al 30 settembre 2009) dell'Europa meridionale il cui territorio coincide in gran parte con l'omonima regione geografica.
Chiamata spesso "Penisola" in ragione della sua natura geografica prevalente, "stivale" in ragione della sua caratteristica forma, "Belpaese" in ragione del suo clima e delle sue bellezze naturali ed artistiche,[2] geograficamente l'Italia è costituita da tre parti: una continentale, delineata a nord dalle Alpi e a sud dalla linea convenzionale che congiunge La Spezia con Rimini, una peninsulare, che si allunga nel Mediterraneo in direzione nord ovest - sud est, ed una insulare, che comprende le due maggiori isole del Mediterraneo, la Sardegna e la Sicilia presso la quale, in corrispondenza dell'isola di Pantelleria, si ha la minima distanza dall'Africa, distante circa 70 chilometri.[3] I confini territoriali si estendono complessivamente per 1.800 chilometri, mentre lo sviluppo costiero raggiunge i 7.500 chilometri.[4]
Confina ad ovest con la Francia, a nord con la Svizzera e l'Austria e ad est con la Slovenia. I microstati San Marino e Città del Vaticano sono enclavi interamente comprese nel suo territorio, mentre il comune di Campione d'Italia costituisce unaexclave situata nella regione italofona del Canton Ticino in Svizzera.
L'Italia è una repubblica parlamentare; l'attuale presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano e il presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi. La lingua ufficiale è l'italiano. La Costituzione prevede anche il bilinguismo con altre lingue in alcune province e tutela alcune minoranze linguistiche presenti nel territorio nazionale.
Dal 1871 la capitale è la città di Roma, "erede" di Firenze, sede (per cinque anni) degli organi statutari che sostituì Torino nel 1865; durante la seconda guerra mondiale, per alcuni mesi (settembre 1943-febbraio 1944) la capitale fu trasferita aBrindisi e, successivamente, a Salerno.
Lo Stato indipendente ed unitario, nato nel 1861 come Regno d'Italia sotto la dinastia di casa Savoia, aveva un'estensione territoriale che non comprendeva ancora Roma e gran parte dell'attuale Lazio, che formavano lo Stato Pontificio (incorporatoil 20 settembre 1870), il Veneto e il Friuli che erano parte dell'Impero d'Austria (acquisiti nel 1866), la Venezia Giulia ed il Trentino-Alto Adige anch'essi sotto dominio asburgico (annessi a seguito della prima guerra mondiale); ha assunto l'attuale forma repubblicana il 18 giugno 1946 a seguito del risultato del referendum del 2 giugno indetto per stabilire la forma istituzionale dello Stato dopo la fine della seconda guerra mondiale. Successivamente, l'Assemblea costituente eletta lo stesso giorno del referendum elaborò la Costituzione che, entrata in vigore il 1º gennaio 1948, dà alla Repubblica un carattere parlamentare.
Avendo sottoscritto nel 1951 il Trattato di Parigi che istituiva la Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), l'Italia è uno dei sei membri fondatori dell'Unione europea ed ha partecipato a tutti i principali trattati di unificazione europea, compreso l'ingresso nell'area dell'Euro nel 1999. Inoltre è membro fondatore della NATO, del Consiglio d'Europa, dell'OCSE, aderisce all'ONU, all'Unione Europea Occidentale e fa parte del G7 e del G8.
Espansione della civiltà etrusca nel corso dei secoli
Preistoria
Il popolamento del territorio italiano risale alla preistoria, epoca di cui sono state ritrovate importanti testimonianze archeologiche. L'Italia è stata abitata almeno a partire dal periodo Paleolitico. Tra i più interessanti siti archeologici italianirisalenti a questo periodo si ricorda quello di Monte Poggiolo, presso Forlì e la Grotta dell'Addaura, presso Palermo.[6]
Prime popolazioni
Le informazioni sulle genti abitanti la penisola in epoca preromana sono, in taluni casi, incomplete e soggette a revisione continua. Popolazioni di ceppo indoeuropeo, trasferitesi in Italia dall'Europa Orientale e Centrale in varie ondate migratorie (veneti, umbro-sabelli, latini, ecc.), si sovrapposero ad etnie pre-indoeuropee già presenti nell'attuale territorio italiano, o assorbendole, oppure stabilendo una forma di convivenza pacifica con esse. In Italia settentrionale, accanto ai Celti (comunemente chiamati Galli), vi erano i Liguri (originariamente non indoeuropei poi fusisi con i Celti) stanziati in Liguria e parte del Piemonte mentre nell'Italia nord-orientale vivevano i Paleoveneti di probabile origineillirica o, secondo alcune fonti, provenienti dall'Asia Minore.[7]
Nell'Italia più propriamente peninsulare, accanto agli Etruschi, convivevano tutta una serie di popoli, in massima parte di origine indoeuropea, fra cui: Umbri in Umbria; Latini, Sabini, Falisci, Volsci ed Equi nel Lazio; Piceni nelle Marcheed in Abruzzo Settentrionale; Sanniti nell'Abruzzo Meridionale, Molise e Campania; Apuli e Messapi in Puglia; Lucani e Bruttii nell'estremo Sud; Siculi, Elimi e Sicani (non indoeuropei, probabilmente autoctoni) in Sicilia. La Sardegna era abitata, fin dal II millennio a.C., dai Sardi, risultato, forse, di un connubio tra le preesistenti popolazioni megalitiche presenti nell'Isola ed il misterioso popolo dei Shardana.[7][8]
La Magna Graecia
Tra l'VIII ed il VII secolo a.C., coloni provenienti dalla Grecia cominciarono a stabilirsi sulle coste del sud Italia e della Sicilia. Le prime componenti stabilitesi in Italia furono quelle ioniche e quelle peloponnesiache: gli Eubei e i Rodiifondarono Cuma, Reggio Calabria, Napoli, Naxos e Messina, i Corinzi Siracusa (i quali a loro volta fonderanno la città di Ankon, l'odierna Ancona), i Megaresi Leontinoi, gli Spartani Taranto, mentre i coloni provenienti dall'Acaia fondaronoSibari e Crotone. Oltre a quelle sopra menzionate, altre importanti furono Metaponto, fondata anch'essa da coloni Achei, Heraclea e Locri Epizefiri.
L'importanza della colonizzazione greca per i popoli italici è dovuta al fatto che essi vennero così a contatto con forme di governo democratiche caratterizzate da forti responsabilizzazioni del cittadino, e con espressioni artistiche e culturali elevate.[9]
L'età romana
La regione geografica italiana fu unita politicamente per la prima volta in epoca romana con la Repubblica romana (509-27 a.C.), ma il carattere imperiale delle conquiste effettuate nei secoli seguenti da Roma e dai socii italici finì per snaturare il carattere nazionale che la regione geografica italiana stava acquisendo sul finire del I secolo a.C.[10]
Giunta all'apice dello sviluppo politico, economico e sociale, Roma con il suo impero è considerata una tappa importantissima della storia, con un'irripetibile organizzazione socio-politica e per l'importanza del segno lasciato nella storia dell'umanità. In tutti i territori sui quali estesero i propri confini i romani costruirono città, strade, ponti, acquedotti, fortificazioni, esportando ovunque il loro modello di civiltà e al contempo assimilando le popolazioni e civiltàassoggettate, in un processo così profondo che per secoli, ancora dopo la fine dell'impero, queste genti continuarono a definirsi romane. La civiltà nata sulle rive del Tevere, cresciuta e diffusasi in epoca repubblicana ed infine sviluppatasi pienamente in età imperiale, è alla base dell'attuale civiltà occidentale.
L'unione politica della regione geografica italiana realizzatasi in epoca romana termina nel 476 d.C con la fine dell'Impero romano d'Occidente (anno in cui per convenzione viene anche fatta terminare l'Antichità e iniziare ilMedioevo). Nel 476 il re degli Eruli, Odoacre, ultimo di una lunga schiera di condottieri germanici che nel periodo di decadenza dell'Impero romano d'Occidente avevano condotto le proprie orde in territorio italico, depone infatti l'ultimo imperatore d'occidente, Romolo Augusto.[11]
Il Medioevo
A partire dal 493, con il Regno ostrogoto, si realizza di nuovo l'unità politica della penisola italiana. Il Regno ostrogoto sarà la prima di tante occasioni mancate nel Medioevo per affermare anche nella regione geografica italiana un processo di formazione dellacoscienza nazionale come già era avvenuto in altri Paesi europei. A partire dal 535, e fino al 553, la penisola italiana è infatti teatro della guerra gotica che vede l'imperatore d'Oriente Giustiniano I deciso a riconquistare il Regno ostrogoto, il cui territorio nel secolo precedente era stato dell'Impero romano d'Occidente. La conquista della penisola italiana da parte di Giustiniano I sarà completata solo nel 553 con la sconfitta definitiva degli Ostrogoti e l'annessione di tutto il territorio del Regno ostrogoto all'Impero romano d'Oriente. Il conflitto, protrattosi per quasi un ventennio, devasta l'intera penisola italiana, tanto da portarla a una grave crisi demografica, economica, politica e sociale.[12]
A partire dal 553 la penisola italiana, dunque, si trova di nuovo unita politicamente sotto l'Impero romano d'Oriente, ma anche quest'unione politica è destinata a durare poco. Gli anni della dominazione dell'Impero romano d'Oriente sono funestati, oltre che da un aggravamento delle condizioni di vita dei contadini a causa della forte pressione fiscale, anche da una terribile pestilenza che spopola ulteriormente la penisola italiana tra il 559 e il562. La penisola, indebolita e impoverita, non ha quindi la forza di opporsi a una nuova invasione germanica, quella dei Longobardi capeggiati da Alboino. Tra il 568 e il 569 i Longobardi, spesso appoggiati dalla popolazione esasperata dalla fiscalità bizantina, occupano gran parte dell'italia: entrando dal Friuli, ben presto conquistano gran parte dell'Italia centro-settentrionale, che prende il nome di Langobardia Maior, e poi dell'Italia meridionale, che chiamano Langobardia Minor.[13]
Il regno dei Longobardi si protrarrà per circa due secoli, fino a quando essi verranno sconfitti a nord da Carlo Magno nel 774,[14] e a sud, più tardi, dai Normanni. Da allora la penisola perde definitivamente un'unità politica che non ritroverà fino al 1861 con la nascita del Regno d'Italia.
Ciò nonostante, ci sono nei secoli successivi dei tentativi di costituire un Regno d'Italia autonomo dal Sacro Romano Impero Germanico, ad opera in particolare di Berengario del Friuli (850-924), e poi di Arduino d'Ivrea(955-1015), nei quali una certa storiografia nazionalista vedrà due esponenti precoci della lotta per l'affrancamento dell'Italia dalla dominazione straniera, anche se spesso attribuendo loro un'importanza eccessiva.[15]
Se durante l'Alto Medioevo il sentimento nazionale italiano si mantiene piuttosto in ombra, partecipando alla contesa tra le due potenze di allora, il Papato e l'Impero, con i quali si schierano rispettivamente i Guelfi e iGhibellini, esso tuttavia rimane sempre vivo. La vittoria nella battaglia di Legnano ad opera della Lega Lombarda contro l'imperatore Federico Barbarossa (1176), e la rivolta dei Vespri siciliani contro il tentativo del re di Francia di assoggettare la Sicilia (1282), saranno assunte dalla retorica romantica ottocentesca come i simboli del primo risveglio di una coscienza di patria. Questi episodi nascondevano tuttavia interessi di altra natura, soprattutto economici.[16]
Un vero e proprio sentimento nazionale italiano in realtà covava già da tempo, anche se non riconducibile alle categorie politiche di oggi. Esso si alimentava soprattutto del ricordo dell'antica grandezza di Roma, e trova nell'identità religiosa rappresentata dallaChiesa, idealmente erede delle istituzioni romane, un senso di comune appartenenza.[17] Lo sviluppo delle Repubbliche marinare (Amalfi, Genova, Pisa e Venezia), e poi dei liberi Comuni di popolo, la cui vita civile ruota attorno all'edificio della Cattedrale, nasce appunto da un tale desiderio di autonomia e di libertà che sarà alla base del Rinascimento italiano, il quale fu anticipato, secondo lo storico Burdach,[18] già dal risveglio religioso che si era avuto nel Duecento con le figure di Gioacchino da Fiore e Francesco d'Assisi.
L'età moderna
Diversi fattori impediscono tuttavia la nascita di uno stato unitario come sta avvenendo nel resto d'Europa: oltre alla suddivisione in tanti piccoli Comuni, che si tramutano via via in Signorie, c'è anche il timore da parte del Papato di veder sorgere una potenza statale in grado di compromettere la sua autonomia. Sarà per questo ed altri motivi che l'Italia deve supplire con l'intelligenza strategica dei suoi capi politici alla superiorità di forze degli stati nazionali europei. Esemplare è in proposito la figura del Signore diFirenze Cosimo de' Medici (1389-1464), che con la sua politica estera, mirante al mantenimento di un costante e sottile equilibrio fra i vari stati italiani, sarà profetica nell'individuare nella concordia italiana l'elemento chiave per impedire agli stati stranieri di intervenire nella penisola appofittando delle sue divisioni.[19]
L'importanza della strategia di Cosimo, proseguita dal suo successore al comando di Firenze Lorenzo il Magnifico (1449-1492) nella sua continua ricerca di un accordo tra gli stati italiani in grado di sopperire alla loro mancanza di unità politica, non viene tuttavia compresa dagli altri prìncipi della penisola, ed essa si conclude con la morte di Lorenzo nel 1492. Da allora l'Italia diventa il teatro di numerose invasioni straniere: dapprima da parte dei francesi ad opera di Carlo VIII, poi delle truppe spagnole di Carlo V. L'inizio della dominazione straniera si deve quindi non a sterile arrendevolezza ma al ritardo del processo politico di unificazione.
Nella seconda metà del Cinquecento comincia il tramonto della vitalità rinascimentale, già indebolita anche dalle nuove tensioni religiose dovute all'avvento della Riforma protestante in Europa, che avevano portato ad episodi luttuosi come il sacco di Roma del1527 ad opera dei Lanzichenecchi. Soltanto la Repubblica di Venezia riuscirà a mantenere una certa prosperità e autonomia politica. Il Seicento sarà invece un secolo di crisi per tutto il resto della penisola. La Chiesa, che ha dovuto subìre la perdita dell'unità cristiana dei fedeli, cerca ora con la Controriforma di rafforzare la sua presenza nei paesi rimasti cattolici, operandovi iniziative educative e assistenziali ma anche isolandoli dall'influsso degli Stati protestanti. Se l'Italia viene così salvaguardata dai conflitti religiosiche si accendono oltralpe, ne sconta però le conseguenze in termini di carestie, spesso seguite da epidemie.[20] Scoppiano perciò numerose rivolte contro il dominatore spagnolo, la più celebre delle quali si verifica a Napoli nel 1647 ad opera di Masaniello, ma non portano a nessun cambiamento.
Nel Settecento finisce il lungo periodo di pace e di torpore: a seguito dei trattati di Utrecht e Rastadt, gli Asburgo d'Austria si impossessano di vari domini italiani, e subentrano agli spagnoli.[19] Dalla seconda metà del secolo, poi, con la diffusione dell'illuminismo, anche l'Italia viene investita da importanti riforme.
L'Unificazione
Secondo la storiografia risorgimentale, l'unità politica della nazione italiana sarebbe stata la meta di un sentimento nazionale che si inizierebbe ad osservare per la prima volta solo in epoca napoleonica[21] con l'arrivo nella penisola italiana delle truppe napoleoniche[22] (anno 1796).
Il periodo della storia d'Italia in cui l'affermarsi di una coscienza nazionale porta all'unità politica e all'indipendenza della nazione italiana è detto Risorgimento. Tale periodo occupa un lungo arco temporale di vari decenni, e si concluderà solo nel 1861 con la nascita del Regno d'Italia sotto la dinastia di Casa Savoia.
Esso vede i primi patrioti aderire inizialmente alla Carboneria, che dà luogo ai moti del 1820-1821, duramente soppressi dagli austriaci, i quali processano e condannano severamente, tra gli altri, Silvio Pellico, Federico Confalonieri, e Piero Maroncelli. Seguono altri tentativi insurrezionali finché con la seconda guerra di indipendenza italiana del 1859 l'Austria cederà la Lombardia al Regno sabaudo, e si innescherà così il definitivo processo di unificazione, culminante con l'impresa dei Mille (1860).
Le personalità coinvolte in tale processo furono molte, ma quattro spiccano su tutte: Giuseppe Mazzini, fondatore della Giovine Italia e figura eminente del movimento liberale repubblicano italiano ed europeo; Giuseppe Garibaldi, repubblicano e di simpatie socialiste; Camillo Benso conte di Cavour, statista in grado di muoversi sulla scena europea per ottenere sostegni, anche finanziari, all'espansione del Regno di Sardegna; Vittorio Emanuele II di Savoia, abile a concretizzare il contesto favorevole con la costituzione del Regno d'Italia.[23]
Il Regno d'Italia e il fascismo (1861–1946)
Lo stato italiano nacque nel 1861 e la popolazione, rispetto l'originario Regno di Sardegna, quintuplicò. Istituzionalmente e giuridicamente il Regno d'Italia venne configurandosi come un ingrandimento del Regno di Sardegna, esso fu infatti una monarchia costituzionale.[24]
Le questioni che tennero banco nei primi anni della riunificazione d'Italia furono la cosiddetta "questione meridionale" ed il brigantaggio antisabaudo delle regioni meridionali (soprattutto tra il 1861 e il 1869).[25]
L'inizio del regno vide l'Italia impegnata anche in una serie di guerre di espansione coloniale in Somalia e in Eritrea. Allo scoppio della Prima guerra mondiale l'Italia assunse inizialmente una posizione di neutralità, per poi scendere al fianco degli alleati il 23 maggio 1915 in seguito alla firma del segreto Patto di Londra. Con la battaglia di Caporetto l'Italia riuscì a fermare il pesantissimo attacco delle forze austro-tedesche (24 ottobre 1917) sulla linea del Piave fino alla vittoria ottenuta con la battaglia di Vittorio Veneto (4 novembre). Con la fine della Grande Guerra l'Italia completò la sua riunificazione nazionale acquisendo il Trentino-Alto Adige, la Venezia Giulia, l'Istria ed alcuni territori del Friuli ancora irredenti. La guerra però portò numerosissimi morti soprattutto nella fascia di età compresa tra 20 e 24 anni.[26][27][28] Inoltre, l'Italia non vide riconosciuti i diritti territoriali sulla Dalmazia (incluse le città di Zara (Croazia), Sebenico e Tenin) acquisiti in base al Patto di Londra, con cui aveva negoziato la propria entrata in guerra.
In questo contesto il 23 marzo 1919 Benito Mussolini fondò a Milano il primo fascio di combattimento, un nuovo movimento che si autodefinì partito dell'ordine e che riuscì a guadagnarsi la fiducia dei ceti più ricchi e conservatori.
In vista delle elezioni del 6 aprile 1924 Mussolini fece approvare una nuova legge elettorale (c.d. "Legge Acerbo") che avrebbe dato i tre quinti dei seggi alla lista che avesse raccolto il 40% dei voti. Il listone guidato da Mussolini ottenne il 64,9% dei voti.[29]
Il 30 maggio 1924 il deputato socialista Giacomo Matteotti prese la parola alla Camera contestando i risultati delle elezioni ed il clima intimidatorio in cui erano svolte. Il 10 giugno 1924 Matteotti venne rapito e ucciso.[29]
Successivamente, dopo un discorso in Parlamento, Mussolini si dichiarò dittatore. Nel biennio 1925-1926 vennero emanati una serie di provvedimenti liberticidi e venne creato un Tribunale speciale con amplissimi poteri, in grado di mandare al confino con un semplice provvedimento amministrativo le persone sgradite al regime.
Dal 1938 in Europa si iniziò a respirare aria di guerra: Hitler aveva già annesso l'Austria e i Sudeti e con la successiva Conferenza di Monaco gli venne dato il lasciapassare per l'annessione di tutta la Cecoslovacchia mentre Mussolini, dopo l'Etiopia, stava cercando nuovi obiettivi per non perdere il passo dell'alleato tedesco. La vittima designata venne trovata nell'Albania. In due soli giorni (7-8 aprile 1939), con l'ausilio di 22.000 uomini e 140 carri armati, Tirana fu conquistata.
Il 22 maggio 1939 venne firmato il Patto d'Acciaio tra Germania e Italia.
Il 10 giugno 1940 l'Italia entrò nella Seconda guerra mondiale come alleata della Germania contro Francia e Regno Unito. Nel 1941 fu dichiarata guerra all'Unione Sovietica e con l'Impero giapponese agli Stati Uniti d'America.
Molte difficoltà militari però colpirono Mussolini. Il 24 luglio 1943 si riunì il Gran Consiglio del Fascismo e il mattino seguente il duce venne sfiduciato. Vittorio Emanuele III decise quindi di sostituirlo a capo del governo con Pietro Badoglio. Proprio mentre si trovava a colloquio con il re, Mussolini venne arrestato. Il Paese si trovò nel caos e diviso in due: il Regno del Sud a fianco degli alleati contro la Germania e la Repubblica Sociale Italiana, formata dai reduci fascisti. Di fatto, erano entrambi due stati-fantoccio, rispettivamente degli anglo-americani e dei tedeschi. In questo quadro drammatico, nacquero però le prime formazioni partigiane che con la Resistenza, soprattutto nel centro-nord, diedero vita al primo nucleo dell'Italia libera. Nell'aprile del 1945 le forze nazi-fasciste vennero sconfitte.
La fine della guerra vide l'Italia in condizioni critiche: i combattimenti ed i bombardamenti aerei avevano ridotto molte città e paesi a cumuli di macerie, le principali vie di comunicazione erano interrotte.[30]
Il numero di italiani morti a causa della guerra fu molto elevato: sono stimati tra 415.000 (di cui 330.000 militari e 85.000 civili)[31] e 443.000 morti,[32] stimando che la popolazione italiana all'inizio del conflitto fosse di 43.800.000 persone si arriva conteggiare circa una vittima ogni 100 italiani.
Dalla nascita della Repubblica ai giorni nostri (1946–2010)
Il 2 giugno 1946 un referendum istituzionale sancì la fine della monarchia e la nascita della Repubblica Italiana. Per la prima volta in Italia, per questa occasione, anche la donne ebbero diritto al voto. Il 1º luglio Enrico de Nicola venne nominato primo presidente della Repubblica Italiana. Il primo presidente del Consiglio dei Ministri fu Alcide De Gasperi, esponente della Democrazia Cristiana e, salvo poche eccezioni, dal 1946 al 1993 la Presidenza del Consiglio fu democristiana. La nuova Costituzione repubblicana entrò in vigore il 1º gennaio 1948.[33]
In quegli anni si ebbe il cosiddetto "miracolo economico" che portò alla crescita del Prodotto interno lordo del 6.3%, riducendo sensibilmente il divario storico con Paesi quali Inghilterra, Germania e Francia. Si registrò un'elevata disponibilità di manodopera, dovuta ad un forte flusso di migrazione dalle campagne alle città e dal sud verso il nord.
Contribuì alla crescita dell'Italia anche la creazione della CECA e successivamente della CEE, a cui l'Italia aderì fin dall'inizio.
L'immagine più nota dei due giudici Falcone e Borsellino
Il 1968 vide l'Italia trasformarsi radicalmente sul piano sociale, in seguito alle migliorate condizioni di vita dovute al boom economico ed al sorgere di movimenti radicali, soprattutto comunisti, che portarono profonde modifiche al costume, alla mentalità generale e in particolare alla scuola.[34] Negli anni settanta e ottanta si ebbero forti tensioni politiche, dipendenti anche dalle strategie legate alla Guerra Fredda, che portarono alla forte attività di gruppi terroristici sia di estrema destra che di estrema sinistra, legati a trame di poteri politici occulti. Questo periodo, detto degli anni di piombo, culminò con l'omicidio dell'allora presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse e con l'attentato neofascista di Piazza Fontana a Milano.
Negli anni novanta, i giudici siciliani Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, vittime essi stessi per la causa, aiutati da valenti uomini della polizia, riuscirono a fare arrestare i maggiori membri di Cosa nostra.
Nel 1992 le indagini di Mani pulite sul fenomeno dilagante delle tangenti coinvolsero numerosi esponenti di tutto il pentapartito guidato da Bettino Craxi. Lo scandalo decretò la fine dei tradizionali partiti di governo. Nel caos politico derivato dalla disintegrazione dell'ordine precedente emerse il nuovo partito Forza Italia, costituito dall'imprenditore Silvio Berlusconi che, in contrapposizione ai partiti di sinistra, si pose come alternativa al vecchio sistema, pur inglobandone alcuni dei protagonisti. In questa fase, definita "Seconda Repubblica", si consolidò il principio del bipolarismo. Nel 2008 dopo diverse alternanze, al governo salì Popolo della Libertà, nato dall'unione di Forza Italia e Alleanza Nazionale.
Geografia
Immagine satellitare
NASAdell'Italia.
L'Italia è unita al tronco centrale del continente europeo dalla catena delle Alpi. Grazie alla sua posizione, costituisce un ponte di passaggio tra l'Europa, l'Asia e l'Africa.
L'Italia separa, inoltre, il bacino occidentale del Mar Mediterraneo da quello centrale: cioè il Mar Tirreno dallo Ionio, che nell'Istmo di Catanzaro il punto più stretto della penisola distano solo 28 km, prolungandosi verso occidente con la Calabria e la Sicilia, che insieme formano geologicamente un'estensione peninsulare. Tra quest'ultima e l'Africa (penisola tunisina) intercorrono solo 140 km: tanti ne misura il canale di Sicilia (o canale di Tunisi).
Ad oriente la penisola salentina (Puglia) dista dalla costa albanese, nel punto più stretto del canale d'Otranto, 70 km. Si tratta di Punta Palascìa, situata a 40° 7' di latitudine nord e 18° 31' di longitudine est. A settentrione del Salento si spinge l'insenatura lunga e stretta del mare Adriatico.
Le isole di Sardegna e di Corsica dividono poi il mar Tirreno dal mar di Sardegna.
Lo sviluppo costiero della penisola è notevole: 7 456 km; molto più esteso di quello della penisola iberica, molto meno di quella balcanica.
Il suolo italiano è oggi il risultato dell'antropizzazione ed è in parte montuoso, in parte collinare, in parte vulcanico (Colli Euganei) in parte endolagunare con dossi, polesine, isole, prosciugate dalle bonifiche (Bonifiche Circeo, Ferraresi, Comacchio, Ostiense, Pisana e così via) con sempre maggiori innalzamenti di argini (per esempio il prelievo di un miliardo e settecento milioni di metri cubi all'anno d'acqua dolce, da venti consorzi per il solo Veneto).
L'Italia presenta una prevalenza di zone collinari (il 41,6% del territorio) rispetto a zone montuose (il 35,2% del territorio), o a zone pianeggianti (23,2%). L'altitudine media del territorio italiano è di circa 337 metri sul livello del mare.
Le catene montuose si estendono per buona parte della nazione. Del sistema alpino appartiene all'Italia tutto il versante meridionale per una lunghezza di circa 1000 km. Le vette più elevate si trovano nelle Alpi Occidentali, dove numerose sono le cime che superano i 4000 m tra cui il Monte Rosa (4634 m), il Cervino (4478 m) e il Monte Bianco che con i suoi 4810 m è la montagna più alta d'Europa. La catena degli Appennini percorre tutta la lunghezza della penisola, dalla Liguria alla Sicilia, fino a concludersi nelle Madonìe in quest'ultima regione, raggiungendo l'altezza massima con il Gran Sasso (2912 m).
L'Italia è nota anche per la presenza di numerosi vulcani: i più famosi sono il Vesuvio vicino a Napoli, l'Etna vicino Catania che con i suoi 3323 m è il vulcano più alto d'Europa, e lo Stromboli in provincia di Messina.[35] Solo un quarto della superficie della regione italiana è occupato da pianure. La Pianura Padana è la più grande di tutte. Essa è una distesa alluvionale formata dal fiume Po e dai suoi affluenti. Seguono, per dimensioni, il Tavoliere delle Puglie, una pianura di sollevamento e il Campidano, un'altra pianura alluvionale.
Il comune più a nord d'Italia è Predoi,[36] il più a sud Lampedusa e Linosa, il più a est Otranto e il più a ovest Bardonecchia.[37]
- Ripartizioni
La regione fisica italiana risulta distribuita in tre parti:
Terremoti
In quanto stretta tra la placca africana e la placca euroasiatica, l'Italia è territorio soggetto a terremoti. I fenomeni sismici costituiscono un primato dell'Italia in Europa. Essi sono per lo più connessi a fenomeni vulcanici. Non tutte le regioni italiane vanno però egualmente soggette ai moti sismici; ma anche là dove il fenomeno si manifesta più volte in un anno, i danni non sono in genere gravi.[38]
Le zone meno soggette a fenomeni sismici sono la Sardegna, la Maremma grossetana, la penisola salentina e la regione alpina occidentale, eccettuate le zone di Belluno, della Carnia e delle Alpi Marittime. Dovuti spesso a movimenti rapidi di enormi masse rocciose situate in profondità sotto la superficie terrestre, sono invece i frequenti e spesso disastrosi terremoti che avvengono nella zona degli Appennini.[39]
Gli ultimi eventi sismici che hanno provocato danni a persone e strutture sono stati il terremoto del Molise del 2002 e il terremoto dell'Aquila del 2009.
Isole
La Sicilia vista dal satellite durante l'eruzione dell'
Etna del
2002
La Sardegna vista dal satellite
Le isole maggiori sono la Sicilia e la Sardegna, quest'ultima geologicamente parte della micro zolla sardo-corsa assieme alla Corsica.
La maggior parte delle isole minori è raccolta in arcipelaghi, quali l'arcipelago Toscano – che comprende l'Isola d'Elba – le isole Pontine o Ponziane e le Isole Flegree nel Tirreno, di fronte alla penisola (per non dimenticare le isole di Capri e Ischia); le isole Eolie o isole Lipari, le isole Egadi e le isole Pelagie attorno alla Sicilia (oltre alle isole di Ustica e di Pantelleria); l'arcipelago della Maddalena, le isole del Sulcis: (Isola di Sant'Antioco ed Isola di San Pietro), l'isola dell'Asinara a poca distanza dalla Sardegna.[40]
Vi sono poi le isole Tremiti, a nord del Gargano; le isole Cheradi nel golfo di Taranto, l'Isola di Sant'Andrea nelle acque di Gallipoli; le Isole Pedagne a largo di Brindisi; le isole Palmaria, Tino e Tinetto del golfo della Spezia (entrate dal 1997 tra i patrimoni dell'umanità nell'UNESCO) e altre ancora, come l'isola di Dino.
Idrografia
L'Italia, grazie alla presenza di diversi rilievi montuosi, acque sorgive e ghiacciai è una terra ricca di corsi d'acqua. In genere i fiumi che nascono nell'Appennino non sono molto lunghi ed hanno carattere torrentizio, al contrario di quelli che hanno origine nelle Alpi.
Il maggiore fiume, come lunghezza e portata, è il Po (lungo 652 km)[41] che attraversa la Pianura padana, sfociando nel mare Adriatico.
I primi dieci fiumi d'Italia in ordine di lunghezza sono: Po, Adige, Tevere, Adda, Oglio, Tanaro, Ticino, Arno, Piave, Reno.[42]
I maggiori laghi italiani in ordine di superficie sono il lago di Garda, il lago Maggiore ed il lago di Como. Quest'ultimo detiene il primato della profondità nella Penisola, che ammonta a 410 metri.[43]
Clima
La regione italiana (compresa tra il 47º ed il 35º parallelo nord) si trova quasi al centro della zona temperata dell'emisfero boreale.[44]
Dal punto di vista climatico è, inoltre, favorita dalla grande massa d'acqua dei mari mediterranei che la circondano quasi da ogni lato. Tali mari costituiscono, soprattutto per la penisola italiana (meno per quelle ellenica, iberica ed anatolica), un benefico serbatoio di calore e di umidità. Determinano infatti, nell'ambito della zona temperata, un clima particolare detto temperato mediterraneo.[45]
Secondo la classificazione di Koppen,[46] l'Italia è suddivisa in nove tipi di clima:
- Clima temperato subtropicale (CS): aree costiere della Sicilia, della Sardegna meridionale e della Calabria centrale e meridionale.
- Clima temperato caldo (Csa): gran parte della Sardegna, della Sicilia, della Calabria e della Puglia, intera fascia costiera occidentale dalla Riviera ligure di ponente alla Calabria, intero litorale jonico e coste adriatiche dall'Abruzzo alla Puglia.
- Clima temperato sublitoraneo (Csb): fascia costiera delle Marche a sud di Ancona, aree collinari di Toscana, Umbria, Lazio, Molise, Campania, Basilicata, Sardegna e Sicilia.
- Clima temperato subcontinentale (Cfa): gran parte della Pianura veneto-friulana, coste dell'Adriatico a nord di Ancona, le aree montane di Sardegna e Sicilia e le aree interne di alta collina dell'Italia centrale e meridionale.
- Clima temperato continentale (Cfb): Pianura Padana, con precipitazioni in autunno e primavera e con l'inverno più siccitoso dell'estate.
- Clima temperato fresco (Cfc): zone prealpine e gran parte delle aree montuose appenniniche.
- Clima temperato freddo (Dw): vette più elevate della dorsale appenninica e monti dell'arco alpino con cime inferiori ai 2.000 metri s.l.m.
- Clima freddo di altitudine (H): arco alpino a quote superiori ai 2.000 metri s.l.m., caratterizzato da rigide temperature notturne ed invernali e da precipitazioni soprattutto estive.
- Clima nivale (Ef): vette più elevate delle Alpi ricoperte da neve perenne, con quote generalmente superiori ai 3.500 metri s.l.m.
Popolazione
Demografia
Evoluzione della
demografia dal 1960 al 2006 (numero degli abitanti in migliaia)
Tasso di natalità dal 1995 al 2008
Con 60.275.846 di abitanti (al 30.09.2009), l'Italia è il quarto paese dell'Unione europea per popolazione (dopo Germania, Francia e Regno Unito). Il Paese ha, inoltre, una densità demografica di 200,03 persone per chilometro quadrato, più alta della mediaeuropea.[47]
Secondo l'ultimo censimento a dicembre 2008 le femmine rappresentavano il 51,45% (+1.740.222).[48]
La popolazione italiana è concentrata principalmente nelle zone costiere e pianeggianti della penisola, dove si trovano le città più popolose (fra le prime 40 città italiane per numero di abitanti solo Perugia è posta ad un'altitudine superiore ai 250 metri sul livello del mare).[49]
Dopo il processo di riunificazione nazionale, alla fine del XIX secolo l'Italia era un paese di emigrazione di massa.[50] L'emorragia si concentra nelle zone rurali del Mezzogiorno d'Italia: Sicilia, Campania e Puglia, sono le regioni che, in numeri assoluti, hanno conosciuto l'emigrazione più forte.[51] Le mete preferite furono le Americhe (Stati Uniti, Argentina, Brasile) e, nel XX secolo soprattutto l'Europa centro-settentrionale, in particolare inGermania, ma anche in Svizzera, Francia e Belgio. In questo periodo l'emigrazione divenne anche interna, attratta dallo sviluppo industriale di alcune aree settentrionali del Paese. Le mete preferenziali sono il Piemonte e laLombardia, ma anche Emilia-Romagna e Lazio. Oggi invece l'Italia conosce un periodo di forte immigrazione.
Il tasso di natalità in Italia è stato nel 2008 del 9,6 per mille. Da notare che negli ultimi anni il tasso di natalità delle ripartizioni geografiche italiane (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud, Isole) ha subito un livellamento che ha portato i rispettivi dati a convergere verso l'indice nazionale. Il numero medio di figli per donna, 1,41 nel 2008,[52] colloca l'Italia tra i paesi a tasso di fecondità più basso al mondo. Tuttavia la popolazione presente sul territorio nazionale cresce di diverse centinaia di migliaia di unità all'anno (ben oltre 2 milioni di unità complessive nel quinquennio 2002-2007) a causa del saldo migratorio (+494.871 unità nel solo 2007).[53]
La speranza di vita in Italia era nel 2008 di 78,8 anni per gli uomini e di 84,1 per le donne.[54]
Etnie
Distribuzione della popolazione straniera in Italia[55] |
Pos. |
Cittadinanza |
Popolazione |
% del totale |
1 |
Romania |
796.477 |
1,33% |
2 |
Albania |
441.396 |
0,74% |
3 |
Marocco |
403.592 |
0,67% |
4 |
Cina |
170.265 |
0,28% |
5 |
Ucraina |
153.998 |
0,26% |
6 |
Filippine |
113.686 |
0,19% |
7 |
Tunisia |
100.112 |
0,17% |
8 |
Polonia |
99.389 |
0,17% |
9 |
India |
91.855 |
0,15% |
10 |
Moldavia |
89.424 |
0,15% |
11 |
Macedonia |
89.066 |
0,15% |
12 |
Ecuador |
80.070 |
0,13% |
13 |
Perù |
77.629 |
0,13% |
14 |
Egitto |
74.599 |
0,12% |
15 |
Sri Lanka |
68.738 |
0,11% |
16 |
Senegal |
67.510 |
0,11% |
17 |
Bangladesh |
65.529 |
0,11% |
18 |
Serbia |
57.826 |
0,10% |
19 |
Pakistan |
55.371 |
0,09% |
20 |
Nigeria |
44.544 |
0,07% |
|
Resto del Mondo |
750.219 |
1,25% |
Il numero di immigrati o di residenti stranieri in Italia è aumentato considerevolmente a partire dagli anni 1990 e, secondo i dati ISTAT, al 1º gennaio 2009 constava di 3.891.295 unità (esclusi i naturalizzati con doppia cittadinanza che l'ISTAT conteggia solo tra i cittadini italiani), pari al 6,48% del totale della popolazione residente.
I dati delle statistiche ufficiali basate sulla residenza, come è ovvio, non comprendono i numerosi stranieri che dimorano illegalmente sul territorio nazionale. La Fondazione Ismu-Iniziative e studi sulla multietnicità con una sua ricerca del 1º gennaio 2008[56] stima la presenza di un 17,9% in più di immigrati irregolari presenti sul territorio italiano (circa 650.000, che porterebbe il totale sopra i 4 milioni).
Il numero di Italiani residenti all'estero ancora in possesso della cittadinanza italiana è invece stimato in circa 4.000.000.[57]
Un discorso a sé merita la comunità zingara sul territorio italiano, ripartita tra rom (più diffusa al Centro-Sud e con maggiore propensione alla sedentarizzazione) e in minor misurasinti (soprattutto al Nord, ma con forte tendenza al nomadismo). Stime approssimative parlano di 120.000, di cui 70.000 già con la cittadinanza.[58]
I comuni italiani con più cittadini stranieri residenti sono nell'ordine:[59] Roma (242.725 unità), Milano (181.393), Torino (114.710), Genova (42.744), Firenze (40.898), Bologna(39.480), Verona (34.465), Brescia (31.512), Padova (25.596), Napoli (24.384), Reggio nell'Emilia (24.401), Prato (24.153), Venezia (23.928) e Modena (22.857).
Religione
In Italia vige il principio della laicità dello Stato e pertanto non vi è una religione ufficiale. La Costituzione demanda al Concordato i rapporti fra lo Stato e la Chiesa cattolica e a specifiche intese quelli con le altre confessioni religiose.[60]
I cittadini italiani sono in maggioranza cristiani cattolici: il 97,7% di essi è battezzato[61] e l'87,8% si dichiara cattolico, sebbene i praticanti siano solo il 36,8%[62] per effetto di un crescente processo di secolarizzazione. La Chiesa cattolica in Italia è organizzata in 227 diocesi e riconosce il Romano Pontefice come proprio Primate.
Fra le religioni minoritarie, sono presenti diverse altre confessioni cristiane: i fedeli ortodossi sono quasi 1,2 milioni, per lo più di recente immigrazione; i protestanti sono circa 700.000; la maggior parte di essi è pentecostale, sebbene a lungo il cristianesimo riformato in Italia sia stato identificato principalmente con la comunità valdese. Di antichissima origine è la comunità ebraica italiana, che ammonta oggi a circa 40.000 fedeli. Più recente è la diffusione dei movimenti di ispirazione cristiana dei mormoni e dei testimoni di Geova, che contano circa 500.000 aderenti.
La diffusione di altre religioni non appartenenti alla tradizione religiosa del Paese è stata in gran parte determinata dai fenomeni migratori degli ultimi decenni: si stima che in Italia risiedano oggi oltre 1,2 milioni di musulmani, 160.000 buddisti, 115.000 induisti, 70.000 sikh e 50.000 animisti. I movimenti neopagani contano poco più di 10.000 aderenti.
Circa 4 milioni di italiani si dichiarano atei, agnostici o comunque non religiosi.
Lingue
Lingua italiana
L'italiano è la lingua ufficiale e più parlata in Italia. È una delle 23 lingue ufficiali dell'Unione europea, e una delle quattro lingue di lavoro della Commissione europea, insieme con l'inglese, il francese e il tedesco. L'italiano è una lingua appartenente al gruppo delle lingue romanzeorientali della famiglia delle lingue indoeuropee. In Italia esiste un gran numero di lingue, evoluzioni autonome della varietà di latino parlata nelle diverse regioni, e dialetti. Le diverse lingue non sono varianti locali dell'italiano, nella sua originale natura fiorentina del Trecento, ma si sono sviluppate parallelamente.[63]
L'italiano moderno è, come tutte le lingue nazionali, un dialetto che è riuscito ad imporsi come lingua ufficiale di una regione molto più vasta di quella originaria. In questo caso fu il dialetto fiorentino, parlato a Firenze, a prevalere. Il toscano, ed il fiorentino illustre in particolare, debitore tuttavia di molti prestiti dalla Lingua siciliana (che con la sua illustrissima scuola poetica siciliana aveva trapiantato alcune importazioni francesi nel latino), è in effetti la lingua nella quale scrissero Dante Alighieri, Francesco Petrarca eGiovanni Boccaccio, considerati tre fra i massimi scrittori italiani. Naturalmente, era anche la lingua colta della città di Firenze, stimata per la sua secolare prosperità culturale e per la sua splendida architettura.[64]
Si deve, in particolare, ad un altro pioniere della lingua italiana, Alessandro Manzoni, l'aver adottato il fiorentino come lingua ufficiale dell'Italia. La sua decisione di donare una lingua comune alla nuova patria, da lui riassunta nel celebre proposito di «lavare i panni in Arno», fu il principale contributo di Manzoni alla causa del Risorgimento.[65]
Altre lingue
Raggruppamenti delle lingue e dei dialetti d'Italia.
[66][67][68]
L'italiano è la lingua ufficiale dello Stato ma a livello locale sono riconosciute come co-ufficiali, parificate all'italiano, le seguenti lingue:
In queste regioni gli uffici pubblici sono bilingui, o trilingui (come nel caso dei comuni ladini dell'Alto Adige e walser dell'alta valle del Lys), i documenti ufficiali possono essere redatti in italiano o nella lingua straniera. La segnaletica stradale è anch'essa plurilingue, mentre i comuni in Valle d'Aosta recano il solo toponimo francese (ad eccezione di Aosta).
Altre lingue vengono riconosciute e tutelate:
- dalla legislazione statale:[69] oltre alle quattro lingue suddette vengono riconosciuti il friulano, l'occitano, il francoprovenzale, l'albanese, il greco, il sardo, il catalano e anche il croato;
- dalle leggi regionali: i consigli regionali del Piemonte, del Friuli-Venezia Giulia, della Sardegna e del Veneto hanno approvato delle leggi a tutela delle lingue regionali.
Diverse parlate regionali sono state censite dall'UNESCO come lingue minoritarie e vengono considerate dalla comunità linguistica come lingue distinte dall'italiano (e non come dialetti di quest'ultimo), tuttavia non godono di alcun riconoscimento o tutela da parte dello Stato Italiano. Queste sono l'Emiliano-Romagnolo, il Ligure, il Lombardo, il Napoletano, il Piemontese, il Veneto e il Siciliano.
La Lingua dei Segni Italiana (LIS) (vedi Lingua dei segni),[70] la lingua visiva dei cittadini sordi, conta tra le 80 e le 120.000 utilizzatori nelle diverse città italiane. L'Italia non riconosce la lingua dei segni come lingua nazionale dei sordi, né come lingua minoritaria: solamente la regione Valle d'Aosta ha approvato all'unanimità il riconoscimento della Lingua dei Segni nel 2006.
Ordinamento dello Stato
Il sistema politico della Repubblica Italiana è conforme alle istituzioni di una repubblica parlamentare dove il presidente del Consiglio dei Ministri è il capo del governo che si regge su una maggioranza parlamentare.
La legge fondamentale e fondativa della Repubblica Italiana è la Costituzione della Repubblica la quale indica i suoi principi fondamentali, i diritti e i doveri dei cittadini e fissa l'ordinamento della Repubblica.
Fu approvata dall'Assemblea costituente il 22 dicembre 1947, promulgata dal Capo Provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947, ed entrata in vigore il 1º gennaio 1948.[71]
Suddivisioni storiche e amministrative
In base all'articolo 114 della Costituzione la Repubblica è costituita dai comuni, dalle province, dalle città metropolitane e dalle regioni.
L'Italia, in base agli ultimi dati ISTAT dell'anno 2007, ha 8101 comuni. Di questi, circa centocinquanta superano i 50.000 abitanti, tra cui 80 capoluoghi di provincia (37 capoluoghi hanno invece popolazione inferiore ai 50 mila abitanti). Le province attuali sono invece 110.[72]
Nell'elenco che segue, per ciascuna regione è riportato lo stemma ufficiale e, a seguire, il nome del capoluogo.
Città principali
Questa lista rappresenta le prime 10 città italiane per abitanti del territorio comunale, ovvero il perimetro dei confini ufficiali della città vera e propria (in genere il centro storico), in base alle ultime stime ISTAT. Le statistiche si basano su dati[73] del 30 settembre 2009.
Si tenga presente, tuttavia, che città come Milano o Napoli si sono sviluppate, nel tempo, ben oltre i confini amministrativi e quindi, al concetto di "città comunale", è possibile affiancare anche quello di area metropolitana.[74]